Gv 14, 27: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi.
Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore”
Cracovia, Preghiera Ecumenica per la Pace
Chiesa Kościół Mariacki, 08.09.2009
Eminentissimo e reverendissimo Signor Cardinale Stanislaw Dziwisz, Arcivescovo-Metropolita di Cracovia,
Eminenze, Eccellenze, Reverendissimo Monsignori e Padri,
Cari fratelli e care sorelle in Cristo,
Il Signore Gesù attraverso i Suoi Santi Discepoli ci lascia la pace. Non è causale il momento in cui compie questo atto significativo. Lo fa poco prima della Sua Passione salvifica, come ha fatto parlando dell’unità “perché il mondo creda che Tu mi hai mandato” (Gv 17,21).
Gesù non ci lascia una pace comune, una pace in genere, una pace astratta, ma una pace concreta. E su questo punto è categorico e molto chiaro. Ci lascia la Sua pace che è diversa da quella del mondo. Perché porta una tranquillità, una quiete, una calma interiore al corpo e all’anima che allontana ogni turbamento e timore dal cuore umano.
La parola “pace” è molto presente nei discorsi del Signore. Possiamo anche dire che questo argomento vitale è da Lui molto amato, perché è come se parlasse di se stesso, che è la pace in persona, la pace per eccellenza.
La pace è un bene prezioso che tutti inneggiamo e invochiamo, ma di cui pochi si prendono cura affinché fruttifichi e domini nel mondo. Spesso, al posto della pace vengono serviti i conflitti, le contrapposizioni, le guerre tra le nazioni, nelle società, nelle famiglie e negli uomini che vivono divisioni e turbamenti. Questa terra martoriata conosce bene che significhi la guerra, perché l’ha vissuta in modo terribile proprio 70 anni fa.
Gesù prima di lasciarci la pace, la Sua pace, parla di “amore” (Gv 14,23-24) e di “Spirito Santo” (Gv 14,26). In questa maniera collega in modo indissolubile la pace con l’amore e lo Spirito Santo. La vera pace presuppone l’amore disinteressato e tutti e due, amore e pace, sono frutti dello Spirito Santo, come afferma l’Apostolo delle Genti, San Paolo, nella sua Lettera ai Galati (5, 22-23).
In un mondo che ha allontanato Cristo dalla sua vita, che ha adottato come modo di vita la forza di rottura del peccato, che ha negato la beata pace del Dio-Uomo, è però naturale che si presentino eventi e fenomeni tragici che degradano la personalità umana e stroncano il valore umano. Il mondo oggi “sta nel male”, e dimentica che il Signore chiamava beati gli operatori della pace e li chiamava “figli di Dio”, dando parallelamente anche una via di giustificazione e salvezza personale a chi abbia scelto nella sua vita la pace di Dio e l’abbia trasmessa anche agli altri.
La mancanza di pace nel mondo odierno si deve, principalmente, a mio umile parere, a tre motivi e fattori.
La prima causa è l’allontanamento della nostra società secolarizzata dalla volontà di Dio. L’uomo non è cin grado di ottenere la pace lontano da Cristo, perché Egli “è la nostra pace”, la fonte della pace. Abbiamo menzionato le parole paoline secondo cui la pace è frutto dello Spirito Santo. Ma per fruttificare è necessario che nel mondo regni lo Spirito di Dio, che è per eccellenza Spirito di pace. Bisogna che il mondo riconosca il vero Dio, ritorni alle Sue braccia e riacquisti la virtù perduta.
Il secondo fattore è la pacifica convivenza e relazione con il nostro vicino, il nostro prossimo. Perché accada questo “presupposto esistenziale è che ogni uomo abbia coscienza dei propri sbagli”, come sottolinea sapientemente San Silvano l’Athonita. Abbandonare l’egoismo e la consolida tendenza dell’uomo a comandare, governare e dominare sugli altri. Nei nostri giorni, per fortuna, non si sono guerre mondiali, ma la pace viene sempre ferita gravemente, sanguina continuamente come la donna della pericope evangelica (Lc 8,41-56), ma questa ultima ha ricevuto la guarigione da parte del Re della pace, esortandola infine: “va in pace”. La frenesia dell’uomo odierno per dominare e prevalere, usando ogni mezzo legittimo e illegittimo, ha come conseguenza immediata le ingiustizie e le ineguaglianze che tutti osserviamo.
Il terzo motivo è la pace personale, perché essa non è una situazione esterna, ma soprattutto una questione interna e del cuore. Per raggiungerla, è necessario che sia allontanato l’odio e l’ira, la critica ingiusta, la tentazione verso il peccato e che siano superare le passioni con la preghiera, il pentimento e l’ascesi.
Gesù ha pacificato con il sangue del Suo sacrificio sulla Croce ciò che si trovava sotto il regime della divisione e della corruzione: la stirpe umana. La pace secondo i Santi Padri della Chiesa ha un doppio carattere: spirituale e materiale, perché appunto se non esiste pace nel corpo, non può esistere anche nell’anima e all’inverso. La pace corporale ha come conseguenza l’umiltà, la tranquillità, la quiete, la preghiera, la vita spirituale, mentre quella dell’anima porta alla purificazione, all’illuminazione, alla santità e alla perfezione in Cristo. E il Corpo mistico divino-umano della Chiesa è il luogo dell’eccellenza dove si acquista la pace del corpo e dell’anima, la pace interiore di Cristo, e da essa viene irradiata al mondo. Questa pace i Santi Padri teofori la definiscono: “la pace che supera ogni mente” (εἰρήνη ἡ πάντα νοῦν ὑπερέχουσα) e guida alla santificazione, perché come dice San Nectario d’Egina: “La pace è la luce che fa sparire il buio del peccato”, per concludere San Paolo, basandosi sull’affermazione analoga del Signore nel Suo Discorso della montagna (Beatitudini), “che senza la pace e la santificazione nessuno può vedere Dio” (Ebr 12,14).
La pace di Cristo deve accompagnare la vita e le opere nostre, caratterizzare il nostro status personale e le nostre relazioni con Dio e con il nostro prossimo, perché pacificandosi con Dio Trino, Datore della vera pace, e con il prossimo, rispende la pace anche al mondo che ci circonda.
Questo è lo scopo che ha animato e continua ad animare la Comunità di Sant’Egidio, a me tanto cara dal mio lungo servizio sacerdotale nell’amata Italia. La Comunità ha compreso la forza e le possibilità che hanno le Chiese e le Religioni e soprattutto la preghiera e il dialogo comune perché seccano i conflitti e regni nel mondo la pace. Ispirata dallo “Spirito di Assisi”, dovuto e realizzato dal beato servo di Dio, l’indimenticabile Papa Giovanni-Paolo II, figlio di questa terra martoriata e Pastore fedelissimo per tanti anni della Chiesa di Dio che è in Cracovia, il quale è presente spiritualmente in questo sacro momento e rallegrandosi in cielo ci invia la Sua santa e incoraggiabile benedizione, (la Comunità) continua con tanta fede e speranza al Re della pace e instancabile forza e coraggio ad operare affinché la pace di Cristo sia possibile nel nostro mondo turbato, secolarizzato e materialista.
La presenza e la attiva partecipazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, che ho il grande onore e privilegio di rappresentare, portandovi il saluto fraterno di Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, amico sincero della Comunità e sostenitore dei suoi sacrosanti ideali, e delle altre Chiese Ortodosse autocefale locali negli Incontri per la Pace della Comunità di Sant’Egidio, vuol mostrare l’impegno comune perché la pace, la vera pace, la pace di Cristo rimanga sempre tra gli uomini e non ci abbandoni.
Per le intercessioni della Santissima Madre di Dio e Semprevergine Maria, la Regina della pace, di cui oggi festeggiamo la Nascita, di Sant’Egidio vescovo e martire, di San Francesco d’Assisi e del servo di Dio Giovanni-Paolo II spalanchiamo le porte al Re della vera ed autentica pace Gesù Cristo, nostro comune Signore e Salvatore!
A Lei Eminentissimo e reverendissimo Signor cardinale Dziwisz, che molti di noi qui presenti abbiamo avuto il grande onore di conoscerLa come il carissimo don Stanislao, affianco al fedele servo di Dio e servitore della Papa Giovanni-Paolo II, si dirige il nostro profondo ringraziamento per queste belle giornate che abbiamo vissuto nella nobile e reale città di Cracovia. Il nostro fervide augurio e preghiera “ad multos annos” – “eis pollà èti Dèspota” Le accompagna sempre. Amen!